Scrivo questo post da semplice appassionata di basket. La sconfitta della Nuova Pallacanestro Gorizia nel derby contro l'Acegas Trieste di domenica scorsa ha molto probabilmente sancito l'inizio della fine per una società che nel passato ha segnato con importanti vittorie i suoi passaggi nella massima serie. I ricordi più vivi che hanno senz'altro attraversato le menti di tutti i tifosi goriziani sono quelli dell'ultimo derby, quello giocato in A2, quello della promozione, quello della Polo Cup, di cui oggi a Gorizia non rimane altro che una foto, dopo il "trasloco" dei trofei a Pesaro.
Erano gli anni della gestione Terraneo, l'imprenditore canturino trapiantato a Gorizia che con i marchi Diana, Bernardi e Ciemme non si tira indietro e fa di tutto per risalire la china. Ci riuscirà nel '93-'94, con il "mostro sacro" Drazen Dalipagic in panchina. Gorizia così è di nuovo in A2, dove soggiornerà per altri quattro campionati. Il primo di ambientamento (sul neutro di Udine per l'indisponibilità del palazzetto di via delle Grappate, in fase di ristrutturazione); il secondo "a luci e ombre" dopo gli innesti dei talentuosi ma incostanti Corradino Fumagalli e Mark Davis (con il marchio Brescialat); il terzo illusorio, perchè culminato con la bocciatura nella sfida promozione contro la Cfm Reggio Emilia nonostante la leadership di Antonello Riva (foto); il quarto trionfale. Come potrebbe essere altrimenti definito un torneo vinto ai play-off dalla Dinamica contro la sportivamente odiata Trieste? Gorizia viene promossa in serie A1 al termine di gara-quattro, il 28 maggio 1998, davanti a 5.085 spettatori che contribuiscono al tutto esaurito per un record d'incasso di 120 milioni 870 mila lire. E nella notte, fino all’alba, la città impazzisce.
E' l'inizio della fine: raggiunta l'A1, Terraneo conferma il preannunciato addio e per rilevare la società si va avanti soltanto un gruppo di piccoli azionisti locali guidati dal commercialista Stellio Raida, personaggio sconosciuto sotto l’aspetto sportivo e della potenzialità economica. Gorizia si salva sul campo, terminando in crescendo una stagione nata male ma finita a un passo dai play-off, grazie all'allenatore Franco Ciani (subentrato a Tonino Zorzi) a un talento come il russo Sergej Bazarevich, al nazionale Michele Mian (nell'estate '99 campione d'Europa con l'Italia), all'ex azzurro Alberto Tonut e a un paio di vittorie di grande prestigio, in prima fila quelle sui campioni continentali in carica della Virtus Kinder Bologna e sulla Benetton Treviso.
Ma i successi tra i canestri non cancellano le incertezze della gestione Raida così Gorizia, per evitare il fallimento della società, dopo aver sfiorato lo scudetto juniores con il gioiellino Andrea Pecile in bella mostra, all'inizio di giugno viene venduta, all'insaputa di tifosi e autorità, all'imprenditore pesarese Valter Scavolini che con i soldi, e la compiacenza del presidente della Federbasket professor Fausto Maifredi, riesce a risollevare le sorti di una Pesaro finita in disgrazia.
Ora siamo noi quelli che avrebbero bisogno d'aiuto, ma ci sono ancora persone disposte a finanziare una squadra guidata da una società che non va? Il campionato di A1 fu un grande campionato, che tolse al pubblico goriziano grandi soddisfazioni, come battere le squadre di Alessandro Abbio e Riccardo Pittis, due fra i più grandi giocatori italiani di quel periodo, nel finale di stagione, ma il livello tecnico della squadra fu incrementato a gennaio con non indifferenti finanziamenti. Senza soldi non si va da nessuna parte, quest'anno la squadra e la società si sono attrezzate in extremis, mettendo persino in dubbio la partecipazione al campionato, e i risultati si sono visti. Ora, a fine stagione, l'ultima speranza per gli appassionati goriziani è il ripescaggio.